6 de octubre de 2024

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UFO Robot Goldrake: doppiaggio eccezionale che omaggia il cartone originale

UFO Robot Goldrake: doppiaggio eccezionale che omaggia il cartone originale

UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei lupi vedrà la luce il prossimo 14 novembre grazie a Microids. Sviluppato dal team francese Endroad, il titolo vanterà un adattamento e doppiaggio in italiano delle grandi occasioni: come vi abbiamo già raccontato in occasione di una recente prova a Colonia (qui la prova di UFO Robot Goldrake: Il

UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei lupi vedrà la luce il prossimo 14 novembre grazie a Microids. Sviluppato dal team francese Endroad, il titolo vanterà un adattamento e doppiaggio in italiano delle grandi occasioni: come vi abbiamo già raccontato in occasione di una recente prova a Colonia (qui la prova di UFO Robot Goldrake: Il Banchetto dei lupi), la versione nostrana vuole replicare i toni e i timbri della storica localizzazione dell’anime originale negli anni Settanta.

Un simile lavoro è stato affidato a Giorgio Bassanelli Bisbal, direttore del doppiaggio e dialoghista che ha lavorato per tantissimi anni nel settore dell’animazione (sono suoi i lavori con l’ex Dynamic Italia su titoli importanti come Dragon Ball, Lupin III e Orange Road), nonché fan di lunga data di Goldrake. Lo abbiamo intervistato in compagnia di Massimo Nicora, giornalista e massimo esperto di Goldrake, che con la sua produzione letteraria dedicata al robot nipponico ha contribuito a mantenerne viva la leggenda nel nostro paese.

Una passione mai cessata

Gabriele Laurino: Siccome in passato hai già lavorato come dialoghista su diversi prodotti di animazione giapponese, come prima cosa ti chiedo che rapporto hai con Goldrake e quali sono stati anche i sentimenti, le emozioni con cui ti sei approcciato al videogioco.

Giorgio Bassanelli Bisbal: Io sono un collezionista di Goldrake fin dalla fine degli anni ’80, ho tutte le versioni super 8, giocattoli comprati in Giappone, pupazzi, contro-pupazzi, statue. Questo è il mio rapporto con Goldrake. Poi sono finito nel mondo del doppiaggio pur non essendo – e con questo non voglio puntare il dito contro il mio ambiente – parente di nessuno, quindi ci sono entrato proprio grazie a Goldrake e Mazinga Z. Ho anche un libro dedicato a Goldrake in cui si parla di tutti gli oggetti.

Gabriele Laurino: Quindi quando è arrivata l’opportunità per la direzione del doppiaggio, immagino che sia stato…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Nono, io stavo facendo un film. Io non sapevo niente di niente. Sono un videogiocatore, ma soprattutto un retrogamer. A me piacciono i cabinati originali degli anni ’80, ho da poco acquistato il Popeye della Nintendo del 1982, Pole Position dell’Atari (qui lo speciale sulla storia dei giochi di guida). Comunque, mentre stavo facendo un film, mi arriva una email con scritto «Ufo Robot Grendizer videogioco» e io mi fermo un attimo e rispondo: «ma è uno scherzo?».

Perché io non ho mai fatto un videogioco in vita mia e quindi non capivo che cosa potessi fare io per il titolo di Goldrake. Poi dopo mi è stato spiegato il progetto e ho capito. Non so quanto posso parlare liberamente, perché non voglio spoilerare nulla. Diciamo che è un prodotto molto vicino al Goldrake che conosciamo. Quindi mi sono subito reso conto che tutto sommato per me era abbastanza semplice. Una cosa la posso dire: in Italia il gioco, anche se l’ho già detto, ma credo che a livello internazionale ormai si chiami Il Banchetto dei Lupi, quindi si intitolerà così anche in Italia.

Massimo Nicora: In effetti quando ho visto le prime notizie sono rimasto un po’ perplesso da questo sottotitolo, perché sì, c’è un personaggio che viene dalla Stella del Lupo, ma è poco conosciuto dai non addetti ai lavori.

Giorgio Bassanelli Bisbal: Comunque questo è stato il mio approccio, semplicemente casuale, io pensavo fosse uno scherzo dell’ufficio, e poi invece mi sono ritrovato coinvolto in questo progetto. Quando ho letto il titolo di un vostro articolo, che definiva buono il lavoro svolto, ho tirato un bel sospiro di sollievo, perché io sono uno di quelli che non toccherebbe mai i miti, non ci metterebbe mai le mani. Però nel momento in cui mi sono trovato coinvolto, ho cercato di avvicinarmi il più possibile a quello che io ho vissuto da ragazzino e ho poi amato da adulto.

La scelta dei doppiatori adatti

Gabriele Laurino: Tra l’altro hai anticipato una domanda che ti volevo fare. Quindi praticamente è stata la tua prima direzione di un doppiaggio di un videogioco…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Assolutamente, però ti posso dire che me ne sono fregato, il mio approccio è stato… Allora ragazzi, vi spiego: io negli anni ’90 ho iniziato con i cartoni animati giapponesi, ma ormai sono quasi quindici anni che faccio film, quasi tutti film cinema, il mio approccio con i cartoni animati è anche cambiato. Li tratto come fossero dei film.

Mi piace che in italiano sembrino veri, sembrino reali. È chiaro che poi ci sono dei compromessi di linguaggio, in un film ci sono. Però io ho trattato questo gioco di Goldrake esattamente come fosse un film, e infatti alcuni degli attori che ho scelto non avevano mai fatto un videogioco.

Gabriele Laurino: Come approccio, secondo me, è prezioso. Non so se ci puoi rivelare qualche voce italiana, o se…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Allora parto dicendo a Massimo che è esperto di Goldrake, che la mia nota veramente dolente, il mio cuore soffriva tanto, per Actarus. Perché Romano Malaspina è un uomo di 84 anni, quindi non ho potuto coinvolgerlo. Allora mi sono chiesto: chi tra i miei colleghi e amici ha capacità attoriali e quell’aplomb che aveva Romano per rendere più o meno quel fascino, per risultare quanto più simile a quello che noi avevamo sentito in passato?

Gabriele Laurino: Un po’ d’altri tempi, un fascino d’altri tempi…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Ma anche perché Romano aveva una recitazione d’altri tempi. E d’altro canto questo videogioco non può che rivolgersi a quelli della mia età e a quelli più grandi di me. Ho pensato, sì, ci sono anche i ragazzi di vent’anni di oggi; quindi, magari hanno il papà di 50 anni che vuole far loro conoscere questo personaggio, questo Goldrake, e il gioco potrebbe riuscire a unire più generazioni. Però insomma il pensiero è stato questo.

Quindi, cosa ho fatto: ho chiamato Gianfranco Miranda, che voi forse conoscete per Superman vs Batman, non so, ha fatto tantissime cose, la voce di Ryan Gosling in tanti film, ma soprattutto un ragazzo che ha un’enorme sensibilità.

L’ho invitato a casa mia, gli ho fatto ascoltare un po’ di Actarus primo episodio, e poi come test finale per dire «per me sei tu», adesso ti faccio sentire «Alabarda Spaziale«, e tu mi devi far sentire la stessa vibrazione. Ho messo Alabarda Spaziale e lui l’ha fatta uguale. Ho i brividi nel dirlo. È chiaro che Gianfranco non può essere Malaspina, è chiaro che parliamo di due attori e personalità diverse, però… e poi Gianfranco è un grande appassionato di Goldrake.

Giorgio Bassanelli Bisbal: Durante i turni di doppiaggio ho portato con me le puntate di Goldrake, e man mano che c’era scene clou, che adesso non vi posso dire perché ci dovete giocare, le utilizzavo come riferimento. Questo è stato il mio approccio durante la lavorazione. Per quanto riguarda gli altri personaggi ho scelto tutta una serie di attori teatrali, proprio perché come vi spiegavo prima avevo bisogno di un certo tipo di recitazione.

E quindi, Massimo forse se lo ricorderà, ho chiamato la voce storica del primo Guerre Stellari, di R2-D2, Rodolfo Traversa, nonché Skeletor dei Masters più tardi. Lo sto sminuendo dicendo solo cartoni animati, ma è per farvi capire immediatamente.

L’ho messo su Hydargos, mentre su Gandal ho messo Massimo Lodolo, che a mio avviso è uno dei più grandi attori-doppiatori che ci sono. Tim Roth, Vincent Cassell, l’avete sentito in mille cose. Per citare una cosa più o meno recente, il Dottor Octopus di Spider-Man, perché oggi si dice Spider-Man e non più l’Uomo Ragno, ma comunque una voce che avete sentito molto. Sostanzialmente mi sono basato su questo… sul vecchio suono. Io volevo riprodurre il vecchio suono, non potendo avere quegli strumenti. Perché molti non ci sono più, molti hanno un’età che non è più compatibile.

Massimo Nicora: Ti posso chiedere una mia curiosità? C’è anche Rigel nel videogioco?

Giorgio Bassanelli Bisbal: Sì.

Massimo Nicora: E chi è il doppiatore di Rigel, perché Armando Bandini è difficilissimo da replicare…

Giorgio Bassanelli Bisbal: In questo caso, Oliviero Dinelli funziona molto bene, peraltro Rigel è avanti con gli anni. Oliviero ha parte di quella scuola passata, ha quel tipo di recitazione, un po’ teatrale quando serve ma è un attore moderno, si sa incollare su qualsiasi cosa, e poi oggettivamente era una buona scelta.

L’approccio al doppiaggio

Gabriele Laurino: Quindi si tratta di doppiatori che con il mondo dei videogiochi non hanno quasi niente a che fare. Come si sono trovati a fare un doppiaggio del genere, in cui perlopiù si doppia sulle onde sonore, perché ho amici doppiatori, anche molto giovani, che da videogiocatori trovano questo modo di doppiare difficilissimo, perché ovviamente non si hanno riferimenti visivi…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Ti racconto una cosa che so che è fuori dagli schemi per quanto riguarda la lavorazione nei videogiochi. Questo è quello che mi è stato detto da chi solitamente se ne occupa. Ho usato l’approccio che uso quando faccio un film, gli spiegavo le scene, gli spiegavo perché stavamo dicendo quella cosa e cosa era successo.

Gabriele Laurino: È chiaro, perché conoscendo anche la materia originale sei riuscito in qualche modo…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Soprattutto conoscevo le dinamiche in quell’arco narrativo, mettiamola così.

Gabriele Laurino: Ok, ok. Io il gioco non l’ho potuto ancora provare, l’ha testato il mio collega alla GamesCom di Colonia. Da qui ci è venuto lo spunto di questa intervista, perché mi aveva raccontato che, per quanto riguarda il doppiaggio italiano erano state fatte determinate scelte anche molto filologiche, mi viene da dire. Perché, per l’appunto le sonorità del videogioco richiamano un po’ il doppiaggio di una volta, e qua mi allaccio anche ad una riflessione che ti chiedo di fare: come è cambiato il doppiaggio, soprattutto legato ai cartoni animati, perché oggi il pubblico è diventato esigentissimo e si chiede molto spesso un’aderenza totale all’originale.

Invece negli anni ’70 e ’80 ci sono stati doppiaggi che sono passati alla storia anche modificando molto rispetto al materiale originale. Il caso più eclatante di tutti forse è la versione italiana storica dei Cavalieri dello Zodiaco. Come è cambiato l’approccio al doppiaggio in questi anni?

Totò in una scena de «I Soliti Ignoti»

Pulp Fiction

Giorgio Bassanelli Bisbal: Allora, bisogna fare un po’ di passi indietro e bisogna pensare che nel trentennio degli anni 40, ’50 e ’60, tutti i film erano un po’ come un palco del teatro. Gli attori avevano una dizione pulitissima, recitavano in un modo molto pomposo, non tutti chiaramente, se vediamo Totò… dipende dalle esigenze, però in generale anche Totò era molto teatrale. Poi ad un certo punto alla fine degli anni ’60 e con gli anni ’70, è lì che è cambiata la recitazione, perché sono cambiate le esigenze nei film.

Tu sei giovane, ma ti ricorderai che negli anni ’70 è stato sdoganato il linguaggio ultra-volgare dei polizieschi, di Tomas Milian, e non parlo del Monnezza, parlo di Roma a Mano Armata, Milano Odia: La Polizia Non Può Sparare, tutti quei film in cui c’era molta violenza e volgarità, ed esigenza di realismo. Se voi vi ricordate la storia di Amendola, Ferruccio Amendola, era un signore che prima dell’arrivo di Dustin Hoffman, De Niro, più tardi Stallone, veniva dal doppiaggio d’epoca. Gli facevano dire «Buongiorno signore è pronto il tè?», e piccole cosine, perché lui aveva una dizione non consona per quegli anni. Poi le cose sono cambiate.

In Un Uomo da Marciapiede, Hoffman, era stato prima doppiato da un altro attore. Non andava bene perché quel personaggio doveva essere, a Roma si dice zozzo, e quindi il direttore di allora osò prendere Amendola e schiaffarcelo sopra, lo fecero anche parlare in dialetto. Se voi rivedete quel film, parla in dialetto! Una specie di abruzzese-napoletano, una cosa molto strana, un ibrido. Da lì sono cambiati i film, da lì è cambiata la recitazione, da lì è nata l’esigenza di rispecchiare un pochino di più la realtà. Quindi dobbiamo andare molto indietro. Oggi invece stiamo facendo un po’ il gambero a mio avviso, perché devo dire che molti doppiaggi nuovi a me non piacciono assolutamente, perché li trovo innaturali e finti.

L’esercito delle 12 scimmie

Oggi parlare di doppiaggio in generale è sbagliato. Esistono delle situazioni dove il doppiaggio è televisivo, quindi è a mio avviso, per mio gusto personale, finto. Come posso dire, non mi viene il termine, però insomma è tutto troppo eccessivo. Poi esistono doppiaggi – faccio un esempio vecchio che Massimo ricorderà molto bene – come quello di Pulp Fiction, che per me resta uno dei migliori degli anni ’90. C’è poi L’Esercito delle 12 Scimmie, che per me è un doppiaggio molto buono, perché è vero, vero nel linguaggio, vero nella recitazione. Recitare significa, per i miei gusti, non recitare. Tu non ti devi accorgere che io sto recitando, tu devi credere a quello che dico, quello che penso e quello che provo. Perché, se sto recitando, allora sto bleffando. Non so se mi sono spiegato. Recitare è togliere, asciugare.

In alcuni casi alcuni doppiaggi partono già da dialoghi sbagliati, perché già nel dialogo c’è il finto. Queste cose tipo: «Hey amico dammi quella fottuta pistola» con voce strana, ma chi parla così? Posso dire «Dammi quella cazzo di pistola» in Italia. Non dico solo a Roma, ma in Italia da nord a sud. Quindi parlare del doppiaggio di oggi significa parlare di tante scuole diverse. La mia scuola, per come la vedo io, è quella del realismo. Poi ripeto, è chiaro Massimo, che facendo una cosa come Goldrake il realismo è difficile da calcare, è il linguaggio stesso del cartone animato che ti porta ad essere un po’ sopra le righe.

Gabriele: Caricaturale.

Giorgio Bassanelli Bisbal: Sì, esattamente, però io quel caricaturale come hai detto tu giustamente, cerco sempre di limarlo molto. E mi viene permesso, perché poi sappiate che esiste anche il compromesso col produttore, e quant’altro.

Gabriele Laurino: Con il cliente, assolutamente, certo.

Giorgio Bassanelli Bisbal: esattamente.

Gabriele Laurino: Massimo, se hai qualche altra domanda, ti lascio spazio.

Massimo Nicora: Una curiosità ce l’ho. Ho visto già un po’ dai video che girano sul videogioco. Tu che l’hai fatto, le musiche di sottofondo sono le originali giapponesi, giusto?

Gabriele Laurino: Riarrangiate.

Giorgio Bassanelli Bisbal: Sì, riarrangiate. Per quello che visto hanno fatto un’operazione nostalgia a tutto tondo [Come da conferme, la musica è stata riarrangiata da Marcin Przybylowicz, noto per essersi occupato di quelle di Cyberpunk 2077 e The Witcher 3].

Gabriele Laurino: È quello che serviva per un gioco del genere, puntare sulla nostalgia. Sono contento…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Per questo sono venuti a cercare me, credo, sapendo dei miei trascorsi. E poi la cosa divertente è che io ho appena finito Twisted Metal la serie, che in America sta andando molto bene, ma non so come andrà qua. Ma insomma è tratta da un videogame. Adesso è il loro tempo.

Gabriele Laurino: È iniziato il trend videogiochi…

Giorgio Bassanelli Bisbal: Ho giocato a Twisted Metal nel ’96, ’95, quindi pensa un po’.

Giorgio Bassanelli Bisbal: Tornando a Goldrake, mi sono basato sulle vecchie voci e ho scelto degli attori che potessero rendere giustizia ai caratteri dei personaggi e quant’altro, però se il risultato finale è buono – non dico ottimo – è veramente un miracolo. Il francese mi ha potuto aiutare fino ad un certo punto, perché se Massimo ha visto la vecchia edizione francese saprà che l’italiana e la francese non c’entravano proprio niente, a livello di voci e tutto. Poi è chiaro che in Francia è diventata un mito lo stesso, però in linea di massima, ho giocato a carta carbone col vecchio doppiaggio. Ho cercato di farlo, poi ripeto, mi sono dovuto adattare.

Massimo Nicora: Quando guardi il cartone c’è la classica sequenza che torna in ogni puntata, con Actarus che corre, entra nel suo cunicolo, prende la sua navicella e sale sul Goldrake. L’hanno riproposta nel videogioco?

Giorgio Bassanelli Bisbal: Non avendo visto niente non lo so, ma secondo me la scena c’è. Chi mi ha fornito i dialoghi mi ha dato tutti i testi in inglese, poi mi sono ritrovato in sala di doppiaggio il francese, e dico io per fortuna che parlo francese. In Francia, tu lo sai Massimo, la sigla è quella giapponese riarrangiata.

Massimo Nicora: Sì ne hanno fatto due, poi hanno tolto la prima, hanno messo la seconda…